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L'Allegoria

Non è del resto vero che il primo antichissimo quartiere di Pisa - "Pons" in latino dovesse il suo nome al ponte sul ramo dell'Auser che interessava l'area attualmente occupata dalla Via Contessa Matilde?
E non è forse un caso che, tra i mirabolanti lasciti matildici, proprio sul fiume Serchio ancora oggi ritroviamo un bene di uso civico intestato dalla contessa - figlia di Beatrice di Lotaringia (o "di Lorena" alla francese o, ancora "di Bar", nota anche come Beatrice di Toscana, fu Margravia-consorte di Toscana dal 1037 al 1052, quindi Reggente del Marchesato di Toscana e Duchessa-consorte della Bassa Lorena dal 1065 al 1069) morta a Pisa e quivi seppellita nel 1076?

Pisa e il Serchio

L'idronimo giusto - più che Serchio - è sicuramente Auser, di cui il primo, nonostante sia oggidì l'unica rimasta, non fu che una parte: l'Auser, sia nel suo antichissimo ramo orientale che dà Lucca muoveva prima attraverso il capannorese poi nel compitese fino a Vicopisano - l'antica Vico Auxerissola - dove nel tempo, Cerbaie e Monte Pisano permettendo, si gettava nell'Arnus, se non alimentava il Lago di Sesto, sia in quello occidentale più recente (circa VI secolo d.C.).

Ed è stato probabilmente fra le principali concause dell'ascesa della città quale repubblica marinara e fondamento della sua stessa potenza per almeno tre secoli nel corso del Periodo Caldo Medievale.

È ragionevole pensare - proprio a partire da questo periodo in cui la disponibilità di acqua fu quasi certamente elevatissima per effetto dello scioglimento dei ghiacciai apuani - che l'Auser con il suo ramo occidentale, sia stato decisivo nell'ascesa pisana (anzi, per la precisione "delle" città, visto che il toponimo latino declina Pisa al plurale) a potenza navale pressoché incontrastata nel mediterraneo per almeno tre secoli.

E rifacendoci a questa pur breve ricostruzione storica, ci piace immaginare Alma Pisarum un po' come la rappresentazione allegorica al presente di quella peculiare favorevole condizione.

Le acque del Serchio tornano a impinguare quelle dell'Arno

Come le spumeggianti acque dell'Auser - alimentate indefessamente dai ghiacciai apuani nel Periodo Caldo Medievale (dal IX al XIV secolo d.C.) - concorsero a riprodurre le condizioni idrologiche ideali allo sviluppo della città e della sua potenza navale, imponendo all'Arnus una traiettoria assai più meridionale rispetto a quella odierna e ingenerando quindi le condizioni più favorevoli per il mantenimento del Sinus Pisanus, allo stesso modo il progetto ausercolino Alma Pisarum intende riprodurre quelle favorevoli condizioni, restituendo a Pisa la freschezza, la purezza e l'incontenibile, curiosa e insistente inquietudine e, la straordinaria apertura mentale caratteristica delle Auseris Gentes.

Le parole dell'Hymnus in Pisas

Così recita la prima strofa dell'opera di Alessio Niccolai memore di Busketo, di Galileo e di Fibonacci, dedicata alla città e alla sua storia gloriosa:
«Destati o cittade alfea | rinasci da un lungo torpor! | Fra il focoso Auser e il placido Arnus all'ombra del Monte Pisan»
Ed in questo passo della lirica su cui lo stesso ha composto l'inno, è racchiusa probabilmente la migliore inclinazione del progetto di Alma Pisarum: quella di restituire a Pisa il Serchio.
Ciò significa naturalmente una moltitudine di cose, a partire dal suo pluri-secolare rapporto con Lucca che, in un dualismo mai sopito, ha costituito l'antipolo, il contrappeso, l'alter ego senza il quale il peso specifico nella storia non sarebbe stato lo stesso.
Con tutto ciò che questo comporta, dalla filiera del cibo che - come il Serchio - muove dalle vette apuane di Gramolazzo e da quelle appenniniche di Sillano giù verso Media Valle fino alla Piana di Lucca per poi guadagnare la Bassa Valle dalla stretta di Ripafratta, presieduta dalla sua Rocca: culture a confronto lungo un fiume carico di storia, itinerari, colori in un'ottantina di soli chilometri che dividono - ma più ragionevolmente, uniscono - il Mar Ligure con gli alpeggi sopra quota 2000 m!