Alessio Niccolai, Musicista-Compositore e Copywriter

Due linguaggi, una sola sconfinata creatività!

Caratteristiche

Versatile, poliedrico e infinitamente curioso!

Alessio Niccolai è un direttore musicale nato sul "campo" e un po' per caso, benché scriva musica dall'età di 16 anni (ora normalmente per Orchestra Sinfonica e Coro SATB) e si sia laureato al DAMS di Bologna con 108/110 in Musicologia.
L'idea della direzione non gli è mai stata granché congeniale, se non nella misura in cui - più probabilmente per diletto che per altro - avrebbe volentieri condotto una IX Sinfonia "Corale" di L.V. Beethoven come extrema ratio, come obiettivo «segreto» di una vita.
Una di quelle strane idee che ti accarezzano da bambino - insomma - e che non ti abbandono mai, che - magari - rimangono lì, latenti, ad aspettare che qualcosa o qualcuno le richiami, le riporti in primo piano.
È stato in realtà l'incontro col coro, il fantomatico dover «fare di necessità virtù» che però lo ha realmente convinto a dedicarsi con cura e serietà alla complessa attività di direzione musicale a artistica, benché comunque non sia nuovo all'esperienza.
Si è già trovato a condurre ensemble corali - nella fattispecie in due specifiche situazioni - e, peraltro, un quartetto vocale - Alpha Vocal Quartet - di cui ha fatto alternativamente anche le parti di tenore o di basso.

Esperienza frammentaria

La direzione musicale non è uno scherzo, no: lo sa perfettamente Alessio Niccolai che dopo aver fondato l'Alma Pisarum Choir con lo scopo di provare a dare "sostanza" al suo Hymnus in Pisas, si è trovato ad affrontare sul campo battaglie di varia natura di cui - con ogni probabilità - quella musicale è stata [ed tuttora] forse la meno impegnativa e, di certo, la più divertente.
La direzione è una commistione tra un buon esercizio di leadership (caratteristica connaturata, ovvero ne' trasmissibile, ne' - tantomeno - ricevibile da chicchessia), una certa competenza tecnica, una buona decifrabilità gestuale e, nel caso di un coro, anche una capacità di impartizione di conoscenze.
Per Alessio Niccolai, abituato comunque al palcoscenico e tendenzialmente a proprio agio come leader, si è trattato dunque di acquisire un livello accettabile di conoscenze settoriali, di maturare un discreto livello di coerenza gestuale e di elaborare un sistema efficace per trasmettere la conoscenza musicale - in forma non accademica ma decisamente pratica - ai propri coristi i quali, a maggior ragione dei professionisti, necessitano di metodo di apprendimento, di applicazione non una tantum - seppur, per forza di cose, non certosinamente quotidiana - e di strumenti cognitivo-musicali in grado di mantenere il loro impegno nell'alveo della pratica anziché in quello teorico.
Cosa ciò significhi o possa significare, non è nella comprensibilità di tutti senza ombra di dubbio: mettersi in gioco e mettere in gioco gli altri, sbagliare - perché gestire un gruppo non vuol dire soltanto compiere inevitabili errori di sperimentazione metodologico-musicale ma, volenti o nolenti, tessere una rete di relazioni sociali, cementarla in qualche modo cercando di renderla invulnerabile quanto basta per non cedere a nessun fattore di disgregazione - e fare tesoro dei propri sbagli.
Un lavoro difficile, un lavoro, come direbbe il buon Antonello Venditti, decisamente «senza frutti al sole», una sfida, un ininterrotto barcamenarsi fra psicologia e sociologia spicciole, un'affermazione umanistica in senso lato, un'istinto di sopravvivenza che si fa strada attraverso il rinnovo dell'«essere accettati».

Nascita di uno stile

Per maturare alla fine l'idea di «studiare direzione», come si usa dire in gergo, sicuramente l'esperienza corale ha giovato e continua a molto: la strada è ancora lunga e impervia, ma la sana commistione fra l'«università della strada», qualche buon passo accademico ed il lavoro quotidiano di preparazione, sicuramente sarà alla base di un'eveluzione che, non meno che tecnica, sarà senz'altro stilistica.
Molto è cambiato dalla prima volta che Alessio Niccolai ha - diciamo così - «mosso le proprie mani» affinché un gruppo di persone combinasse le proprie emissioni vocali per formare un unico indirizzo canoro polifonico.
La gestualità si è fatta più morbida, le mani decisamente più indipendenti l'una dall'altra e ogni altra parte del corpo ha finito per entrare di diritto nel processo direzionale, dallo sguardo al movimento della testa.
La vocazione all'orchestra sinfonica, non è così di aiuto - in realtà - nella direzione di un ensemble corale formato da amatori e passionisti del canto: la differenza fra un musicista e un non-musicista è proprio la sua capacità autonoma di preparare il lavoro da comminare - quale apporto individuale - nell'insieme, la sua applicazione e quotidiana e, naturalmente, il possesso del linguaggio attraverso cui è possibile decifrare correttamente una partitura.
È questa la differenza sostanziale fra dirigere una formazione strumentale composta da musicisti ed una canora fatta di volenterosi cantori, intonati, talvolta finanche da professionisti e/o ex-professionisti: presso la prima è necessario semplicemente essere accettati come direttori, nella seconda invece questo pur indispensabile passaggio, non è che la minima parte.
Il gesto presso un coro con queste caratteristiche, deve essere dunque assai più rassicurante che tecnico, poiché la sua reale portata non è che una convenzione - per quanto logica e coerente possa essere con tutte quelle in uso nel settore - di gruppo e, più di ogni altra cosa, deve distinguersi in qualcosa e per qualcosa, così da rientrare nell'alveo dello spirito di corpo e dell'identità d'insieme.

Alessio Niccolai Compositore e Autore

Hymnus In Pisas

PowerToArt Productions

Le Piogge del Cònelant