Slow Choir

Gutta cavat lapidem.

Titus Lucretius Carus?

La goccia scava la pietra.

Lucrezio?

Il filosofo greco Aristotele espose in Fisica - Libro VI, capitolo 9, 239b 14-20 - espose il celeberrimo paradosso di Zenone «Achille e la Tartaruga» nel seguente modo: «Il secondo argomento prende il nome "dell'Achille" e consiste in questo: nel momento in cui il concorrente più veloce parte dopo il concorrente più lento nella corsa, quest'ultimo non sarà mai raggiunto dal più veloce perché l'inseguitore prima sarebbe costretto a raggiungere il luogo da cui quello che fugge ha preso le mosse, e intanto, di necessità, il più lento sarà sempre un po' più avanti».

Il tempo del Laboratorio Permanente del perfettibile

Se consideriamo il Laboratorio Permanente del Perfettibile come il luogo dove si realizza l'Errare Mirificum Est di Alma Pisarum APS, dobbiamo immaginare che il più famoso dei paradossi di Zenone - quello appunto di «Achille e la tartaruga» - ce ne dia il tempo complessivo.

Tempo che - come ben sa chi conosce le mirabolanti sfide lanciate dal pensatore eleate agli intelletti di tutte le ere - non si esaurisce mai in virtù del fatto che il velocissimo Achille non riuscirà a raggiungere la tartaruga.

Il tempo è l'alleato di un coro, di ogni corista e del suo direttore: basta saperne ritagliare le congrue parcelle per fissare - dal moto permanente - ciò che serve ad una buona Performance.

L'errore ha il suo fabbisogno: potersi permettere di sbagliare a sufficienza per comporre l'intricato puzzle della perfezione temporanea (non sembra un ossimoro?!?) richiede un tempo sufficiente per poterlo fare.

Lenti ma inesorabili

Qualcuno di noi ha avuto il privilegio di formarsi nell'ambito di Slow Food (non a caso il logo dello «Slow Choir» calca e cita quello dell'organizzazione messa in piedi da Carlin Petrini) abbastanza da comprendere quanto le ragioni della «lentezza» possano essere estese a qualunque campo dello scibile.

Procedere lentamente significa ritagliarsi turro il tempo che serve affinché ogni cosa possa avere luogo nel modo giusto e risultare «ben fatta»: in Slow Food ciò conduce direttamente al «Buono, pulito e giusto» e non c'è senz'altro ragione per pensare che l'idea di lentezza possa essere avulsa da ogni contesto e riguardare un solo campo di applicazione, come ad esempio la produzione del cibo.

La verità è che per ottenere un risultato favorevole in qualche specifico ambito delle attività umane, è necessario che ogni altra funzioni secondo lo stesso innovativo - ma possiamo tranquillamente dire rivoluzionario - paradigma.

La lentezza è dunque la fabbrica del tempo e porta il marchio dell'inesorabilità, dell'incedere continuo... il marchio cioè del perfettibile, della dialettica moderna, del perpetuus motus.

Tanti: mai uno solo

Essere tanti non è soltanto un fatto compiutamente positivo per il senso di collettività o, strumentalmente, per l'esigenza di condividere le ansie del palcoscenico con qualcun altro.

Essere tanti induce la principale richiesta: quella di procedere lentamente; il motivo è presto detto: a ciascuno deve essere assicurata la propria parcella di errore!

In verità l'insieme assicura a ciascuno anche altri benefici: quello ad esempio di non dover per forza fare o sapere tutto sempre e in goni momento.

Non esisterebbe l'inclinazione all'accoglienza e all'inclusione canoniche di Alma Pisarum APS se non fosse dispiegato questo fondamentale principio: la lentezza è anche e soprattutto la capacità di attendere, di non lasciare nessuno indietro.