CalendiPisa

CalendiPisa

calendipisa-logo-toscana-pisa.png

CalendiPisa Il tempo come marcatore culturale!

Calendipisa è un progetto dedicato alla costruzione del «Buon Calendario Pisano» ad integrazione di tutti i tentativi fin qui effettuati di dare un senso cronologico a diversi secoli di storia  del cosiddetto Ager Pisanus, con un intento tanto storico-ricostruttivo che narrativo-culturale e, con l’occasione anche divulgativo-promozionale.

Il Logo

La scelta della Croce Pisana colorata di un gradiente tenue dominato da 3 coppie principali di tonalità - recante al suo interno l’iscrizione ripetuta “Calendipisa” - e sovrastata da una Rosa dei Venti “scarabocchiata” simboleggia il calendario etrusco-romano nella sua componente grafica e la straordinaria varietà di mondi e culture - cui l’antica res publica andò incontro - in quella cromatica; oltre - ovviamente - alla vocazione marinara della città.

Il progetto

1Formare una Comunità di “Calendaristi“

Troppo spesso la pur buona idea di costruire un calendario pisano ha presentato due limiti piuttosto significativi, specchi più che fedeli di chiusure, ottusità, provincialismi e grossolanità diffuse: il primo è sicuramente la tendenziale incomunicabilità fra gli attori in campo, la convinzione di ciascuno di essere depositario unico della “verità” e - in particolare - la sua attitudine a impiegare un metodo fondato su visioni preconcette, prospettive cioè basate su assiomi impermeabili finanche all’evidenza; il secondo è la varietà di approcci - in genere molto eterogenei fra di loro sia per finalità che per formazione o deformazione - al problema, capaci di modulare mediamente dallo storicismo più inflessibile e dottrinario al «pisanismo» più riottoso, non di rado in combinazione fra loro e - talvolta - esacerbati da un fastidioso, smaccato quanto - talvolta - pretestuoso purismo di maniera, degenerando spesso in una stucchevole disputa sul nulla.

È poi indubbio che l’aderenza storica sia un presupposto di non poco conto e tendenzialmente irrinunciabile, ma è fuori discussione che la storiografia di per sé costituisca un raffinato strumento narrativo che - vuoi per omissione, latenza o sovrabbondanza, intenzionali o involontarie che siano - non meno di altre ripartizioni umanistiche, ha il potere immaginifico - talvolta catartico, talaltra perturbante - di suscitare reazioni, formare coscienze, spostare inclinazioni o, in ultima istanza, indurre emozioni.

Dovremmo a tal proposito ricordare che lo scopo dello studio della storia - per quanto intriganti siano la ricostruzione e la rievocazione, tanto come esercizi speculativi che come forme di intrattenimento e/o di immersione in una sorta di realtà virtuale governata dalle regole del game - è comunque una necessità presente e non un gorgo del passato dal quale farsi risucchiare irreversibilmente: la costruzione di modelli attendibili e sicuramente più importante del trasferimento senza possibilità di ritorno dell’«hic-et-nunc» in una dimensione dello spazio-tempo non più esistente o, addirittura, mai esistita.

Per questo l’eccesso di “accademia” rischia di trasformare la storia in un gran tomo destinato a rimanere chiuso ad impolverarsi e ingiallire, tanto quanto il suo difetto di mutarla nell’ultimo best seller stagionale, romanzo storico e/o fantasy che si riveli: volenti o nolenti gli storici più seri e rigorosi - non meno delle torme sempre più fitte e deliranti di fanatici della cospirazione universale o di visionari incalliti, loro più irriducibili avversarie - anche (e forse soprattutto), la storia è narrazione e come tale non sfugge alle sue regole.

Il tentativo di porre l’accento su un segmento del passato piuttosto che su un altro, la liquidazione frettolosa o addirittura l’omissione di un argomento rispetto alla trattazione più diffusa di un altro, sono solo alcune dei possibili depistaggi, deformazioni, deviazioni, travisamenti o aberrazioni tipici dell’intento letterario e marche inequivocabili della vocazione narratologica della pur nobilissima materia.

Ma esiste anche un’altra complicazione che rende il groviglio della storia - se possibile - ancora più inestricabilmente incline alla vocazione narrativa: l’endemica dipendenza umana da “focalizzazione”, fatto in ragione del quale tutto ciò cui può essere dato un volto e soprattutto un nome (dunque e tendenzialmente monarchi, principi, governanti, pensatori, artisti, avventurieri, papi, generali, etc.) crea immedesimazione, stimolando fantasia, rappresentazione, investigazione, approfondimento, empatia e condivisione. Ne’ più e ne’ meno come farebbe un buon film al cinema.

Ecco perché formare una Comunità di Calendaristi è forse il primo e più importante obiettivo del progetto: far incontrare - ed eventualmente scontrare - il mondo accademico  di professione e quello amatoriale più rigoroso con quello di tanti passionisti invasati - irriducibilmente certi delle loro evanescenti convinzioni, pronti a difendere la loro congettura di fronte finanche all’evidenza - il cui spunto però - sia per eterogenesi dei fini che per un’illuminazione occasionale - può aprire una nuova interessante prospettiva.

Aprirsi a nuove possibilità, lasciarsi vincere e avvincere dalla curiosità, cedere alla tentazione di saperne di più - spingendosi finanche al sillogismo dell’assurdo, alla deformità dell’inverosimile o verso i misteriosi flutti dell’illogica -, sono tutti impulsi che hanno stimolato grandi svolte del pensiero; se ovviamente, sottoposti a una disciplina ferrea e non ad un’infatuazione fideistica: alla fine il buon Dylan Dog - seppur inizialmente incapace di sfuggire alla fascinazione dell’ignoto - trova sempre il modo di far atterrare i suoi “asini volanti.

La circoscrizione puntuale dell’arcipelago delle latenze e l’allontanamento da prospettive eccessivamente ravvicinate ai personaggi del passato, fanno la differenza fra creatività letteraria e ricerca storica; unitamente all’instaurazione di un confronto serrato fra una comunità crescente di “attori”.

Ma per noi di Alma Pisarum è anche e soprattutto un’occasione per ricostruire una memoria storica ed una sua narrazione omogenea, strutturata e solida dell’Ager Pisanus, di un’area cioè in cui l’irruenza di quel fiume che oggi conosciamo come Serchio seppe determinare ascese e declini di una città, assai di più di quello che la attraversa ancora oggi.

Alma Pisarum APS“ si è lanciata nel progetto CalendiPisa: per “stendere ponti” verso mondi e culture diversi, nello stesso modo in cui seppe farlo l’antica repubblica marinara, utilizzando naturalmente lo strumento della coralità - e quindi avvalendosi della forza dirompente dell’Alma Pisarum Choir - per favorire il processo di incontro.

2La premessa
3Tanti calendari
4Come procedere?
5Date ammissibili
6Fare comunità per diventare comunità

Calendario