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Che fare e come farlo...

Ingaggiare un coro non è una cosa complicata: basta tenere di conto di tutta una serie di cose e di non darne per scontate diverse altre.

La cosa essenziale di cui tener conto è che, a dispetto del fatto che si tratti - nel caso dell'Alma Pisarum Choir come nella maggior parte degli altri simili - di un pezzo significativo di un Ente del Terzo Settore, non tutto ciò che lo realizza e lo tiene in piedi può essere considerato attività volontaria, ne' che quest'ultima possa sopperire ad alcuni costi vivi che intervengono inevitabilmente ogniqualvolta la formazione venga chiamata in causa: sarebbe come pretendere - da un muratore che offra la propria opera gratuitamente - che acquisti di tasca propria anche i materiali con cui svolgere il proprio lavoro per conto del beneficiario!

Sarà opportuno ricordare - peraltro - quale realmente possa essere il valore figurativo conferito da un'associazione culturale del genere di Alma Pisarum ogni qual volta faccia muovere 30/35 persone per eseguire una Performance: stiamo parlando minimo di un apporto di 1.800,00 € a uscita, stando alle tabelle CESVOT sulla valorizzazione del volontariato!

Ne' peraltro, l'attività volontaria di un cantore di coro deve essere considerata alla stregua di una concessione o di favore: c'è un lavoro intenzionalmente non retribuito che lo ha portato ad esibirsi in una formazione amatoriale, ma ciò non significa che il suo impegno valga meno di quello professionale o che lo conduca ad un risultato di minor consistenza.

Non fosse sufficiente il fatto che - non di rado - il cantore di coro occasionalmente canti anche in forma semi-professionale in qualche specifica occasione o in qualche altro contesto, è bene ricordare che nel suo caso - come in quello di ogni rispettabile volontario - le migliori remunerazioni - cioè la stima e la gratitudine - se si oggettivano in una cena e/o in un riconoscimento di qualsiasi genere (un gagliardetto, un mazzo di fiori, un gadget, etc.).

Le altre cose di cui tener conto - oltre al fatto che il coro è parte di un'associazione la sopravvive attraverso la Progettazione Sociale con l'erogazione di fondi per i propri progetti in caso di vittoria di bandi e/o altre forme di raccolta fondi (ciò che rende necessario, laddove la committenza sia un altro Ente del Terzo Settore, un preavviso sufficiente sia per assicurarsi la presenza di più cantori possibili, sia per l'eventuale condivisione di percorsi di progettazione e/o finanziamento) - sono reperibili a partire dai pulsanti qui sotto.

«Non esistono cori buoni o cattivi, ma solo buoni o cattivi direttori» sostenne giustamente il compositore, linguista, filosofo, etnomusicologo ed educatore ungherese Zoltan Kodaly.

Ed il compito di un buon direttore non si esaurisce con la concertazione e/o tutte lealtre operazioni "esecutive", quelle cioè che consentono alle sezioni di un coro l'apprendimento delle rispettive voci, ai coristi la corretta pronuncia di un testo o l'adeguato riscaldamento delle corde vocali, tanto per citarne qualcuna: la cosa più complicata - trattandosi comunque di un musicista naturalmente attratto dal palcoscenico - è saper dire "no" a quella committenza che non garantisca le condizioni di minima per una corretta esposizione canora.

Concorrono a tale scopo diversi fattori, tra cui lo spazio dedicato alla rappresentazione (che in un interno genera sempre meno problemi che all'esterno) che ha sempre a che vedere con l'acustica del luogo, il tempo di preavviso e una serie di altre questioni sempre e necessariamente a carico della committenza e non del coro, benché sia nelle sue facoltà risolverle.

In assenza di queste condizioni, il rischio è che la performance corale non esca al meglio e poiché essa non è il saggio di fine anno di una scuola di musica (che comunque ed auspicabilmente dovrebbe uscire dignitosamente bene!) ma una vicenda unica e irripetibile, è meglio una «dignitosa ritirata» che l'umiliazione di un attacco totalmente sbagliato e perdente, per impiegare un gergo forse impropriamente militaresco ma sufficientemente chiaro.

L'errore preventivo di valutazione del direttore può portare ad una pessima performance corale: la responsabilità è totalmente sua; per questo in una buon numero di casi è consigliabile e opportuno che metta i freni alla committenza, si prenda il tempo necessario per la soluzione di tutte le problematiche (è anche nell'interesse di essa!) e non sottovaluti nessuna delle insidie possibili.