Un articolo a cura dell'Associazione Culturale Astris a firma di Stefano Castello.
Guelfo della Gherardesca
Guelfo della Gherardesca (presumibilmente Pisa – San Leonardo de Siete Fuentes, 1295) è stato un condottiero del XIII secolo, figlio primogenito del conte Ugolino della Gherardesca, evidenemente sopravvissuto alle leggendarie (e non certo lusinghiere) vicissitudini - narrate da Dante Alighieri - della Torre della Muda. Un personaggio estremamente equivoco e non certo caro alla storiografia cittadina, tante furono le volte in cui volse la sua spada contro la città
Ma anche figura storica intorno alla quale lo storico sardo Stefano Castello ha provato a formulare le sue personalissime tesi, senz'altro interessanti per qualunque archeologo desideroso di far luce sul passato dei rapporti fra la nostra città ed i territori "giudicali" in Sardegna.
L'Articolo
Le tracce della discendenza del conte Ugolino della Gherardesca, di cui Dante ha realizzato un ritratto immortale nella “Commedia”, si perdono tra le architetture di basalto e i boschi di San Leonardo di Siete Fuentes. Le fonti d’età moderna collocano nella chiesa della frazione di Santu Lussurgiu, appartenente all’Ordine di San Giovanni di Gerusalemme almeno dal XIV secolo e a cui era annesso un ospedale, la sepoltura del suo primogenito. Guelfo, sopravvissuto al padre Ugolino (che secondo quanto raccontato nel XXXIII canto dell’Inferno morì con altri due figli e due nipoti dopo essere stato rinchiuso nella Torre della Muda, a Pisa), avrebbe trascorso qui gli ultimi giorni di vita. Ferito nella battaglia tra Domusnovas e Siliqua, combattuta nel 1295 in difesa di Iglesias e dei territori sardi appartenuti alla sua famiglia, fu stroncato dalla febbre.
Al racconto non si è mai trovato riscontro nelle evidenze monumentali. In un recente convegno, svoltosi proprio nella chiesa di San Leonardo, è stata però presentata una suggestiva ipotesi. Stefano Castello, libero ricercatore di storia medievale e moderna e presidente dell’Associazione Culturale Astris, ha trovato alcune fotografie inedite. Scattate nel 1955, prima del rifacimento della pavimentazione, proverebbero l’esistenza all’interno dell’edificio di culto di almeno due sepolture privilegiate perché collocate ai piedi del presbiterio.
È possibile che una ospiti le spoglie di Guelfo della Gherardesca? «Non c’è un’epigrafe che possa spingere verso questa lettura e confermare quella che è solo un’intuizione. I due sepolcri potrebbero anche ospitare due cavalieri giovanniti», dice Castello. «Per confermare le ipotesi - sottolinea - ci vorrebbe un intervento di scavo archeologico sistematico. Le indagini scientifiche servirebbero anche a gettare luce sulle vicende costruttive dell’edificio di culto e sulla storia di un insediamento che ebbe notevole importanza nel Medioevo e che nel XII secolo, prima di essere aggregato all’Ordine di San Giovanni, era verosimilmente legato all’abbazia cistercense di Sindia».
Accanto all’edificio di culto era attivo un ospedale che - ricorda Castello - «era il più specializzato del territorio e probabilmente della Sardegna di quell’epoca. Per questo dovette essere grande l’affluenza delle persone bisognose e dovette esistere necessariamente un cimitero all’esterno della chiesa, nel piazzale di fronte alla facciata o nello spazio laterale». Le testimonianze delle persone che nel 1960 parteciparono ai lavori di restauro, ricordano il ritrovamento di ossa umane. Se n’è persa la traccia. Guelfo, è legittimo crederlo, non poteva essere confuso tra i tanti. D’altro canto era figlio di un signore che influenzò la politica del Mediterraneo in un momento in cui Pisa e Genova ne regolavano le sorti.