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Storia & Storie

Pisa a Bisanzio

Articolo dello storico pisano Mario Chiaverini.

Una delle pagine più oscure della storia di Pisa nell'epoca sua più gloriosa, è quella delle relazioni della Repubblica nostra con l’Impero Bizantino. Flaminio Dal Borgo pubblicò diplomi dati dal Basileus di Costantinopoli ai Pisani; ma nessuno, che io sappia, ha fatto ricerche negli archivi dei Monasteri orientali, nè cercato di interpretare i documenti noti, riferendosi allo località ricostituite nello Stato antico. È questa. una delle ragioni per cui ho fatto un viaggio a Costantinopoli, ove oggi l'Italia è degnamente rappresentata da un nostro illustre concittadino, l'Ambasciatore Luca Orsini Baroni che insieme con la sua Signora ospita e ricevo principescamente gli italiani che passano di qua. Le relazioni della Repubblica Pisana con l'Impero Bizantino risalgono all’XI secolo; molto ci sarebbe da dire sull'arcivescovo pisano Daiberto e la sua flotta al tempo della conquista di Gerusalemme per parte dei Crociati. Ma lo stanziamento ufficiale della Repubblica di Pisa a Costantinopoli è posteriore a quell'epoca e non risale oltre il 1112 dell'Era Volgare. I Veneziani o gli Amalfitani avevano già scali e caso consolari in Costantinopoli; e forse le concessioni fatte dall'Imperatore Alessio Comneno ai Pisani furon mosse da un’intimo malizioso pensiero, quelIo cioè di creare un contrappeso all’invadente supremazia di Venezia in tutti i mari del Levante ed anche sulle rive del Bosforo. Nel 1112 un crisobollo imperiale concesse ai Pisani un territorio, nel porto di Costantinopoli, presso quello degli Amalfitani; ossia sul Corno d'Oro, nel triangolo oggi indicato dalle mura del serraglio, da Santa Sofia e dalla Moschea della Sultana Validé (Sultana Madre). La località è anche oggi una delle più frequentate nel Porto di Costantinopoli. e le nuove fabbriche fra lo quali è l'enorme edifizio della Borsa, hanno cambiato completamente l'aspetto dei luoghi. Ma rimano la situazione topografica in generale dalla quale si ricava che nel secolo XII il quartiere dei Pisani era il più vasto, fra quelli delle Repubbliche Italiane, nella grande capitale d’Oriente. Ed era all'imbocco del Corno d’Oro, allora destinato soltanto a scali marittimi, approdi e depositi di merci, mentre la città bizantina si distendeva sul mare di Marmara dalla punta del Serraglio alla Porta aurea, che ancor si conserva fra mezzo al grandioso Castello medioevale, detto delle Sette Torri. I Pisani ebbero dunque un quartiere vasto e privilegiato nella parte della città più ricca di commerci, ma più povera di monumenti e di ricordi storici. Questo primitivo stanziamento della nostra Repubblica a Costantinopoli comprendeva un ampio approdo detto: Dipli-scala ossia lo «scalo doppio». E là presso erano i magazzini dei Pisani (specie di punto franco doganale); una loggia, amplissima ove si esponevano e si compravano lo mercanzie venuto dalle rive dell’Arno; ed una chiesa detta S. Maria dei Pisani. In cambio di certi servizi di carattere politico o militare l’Imperatore aveva concesso ai magistrati dei Pisani (come a quelli di Venezia e di Amalfi) posti d’onore all'ippodromo o per lo solenni funzioni religiose a S. Sofia. E la chiesa di Santa Maria dei Pisani riceveva ogni anno 400 monete d’oro dall’erario imperiale por uffici religiosi e di assistenza ospitaliera. Il quartiere dei Pisani nella prima metà del secolo XII andò sempre accrescendosi; ed i magistrati della Repubblica, residenti a Costantinopoli, furono autorizzati ad acquistare terreni là presso il Monastero di Apo-Logoteton , che aveva puro diritti sopra un altro scalo a contatto con quello di Dipli-Scala Il Monastero di Apo-Logoteton è da lungo tempo scomparso; ma si conosce esattamente la località in cui sorgeva presso le mura del Serraglio, sotto quella che fu poi detta «Sublime Porta». Verso il 1150 il quartiere dei Pisani a Costantinopoli giunse al suo massimo splendore; ed i Pisani ivi residenti, secondo le notizie degli scrittori bizantini, erano più di 1000, numero notevolissimo per quell’epoca. Oltre i due scali, quello più antico e quello acquistato dal Monastero di Apo-Logoteton ; oltre i magazzini, la loggia, la chiesa e la casa consolare; i Pisani ebbero in Costantinopoli (ed in vicinanza del loro quartiere) altre due chiese dedicate l’una a S. Pietro e l’altra a S. Niccola; ma la ubicazione di questo nuove fabbriche religiose è incerta, nè gli scrittori antichi dànno notizie sufficienti. Secondo alcuni dati archeologici la chiesetta pisana di S. Pietro sarebbe sorta fra S. Sofia e la chiesa di S. Irene, oggi museo militare; e questo starebbe a dimostrare che il quartiere commerciale dei Pisani dal mare, sul Corno d’oro, saliva formando un triangolo fino al sommo della collina, ove erano i grandi edifizi monumentali, come S. Sofia, il Foro di Teodosio e l’Ippodromo. Sul Corno d’oro il quartiere dei pisani, coi suoi due scali, aveva una fronte di almeno 800 metri a cominciare dal luogo in cui è oggi la sala di Sirkedji-Iskelessi . Ivi era anticamente una torre, dotta di Mangana; e tutto il territorio è oggi occupato dalla stazione ferroviaria principale di Costantinopoli. Questa situazione privilegiata dei Pisani nella capitale dell’Impero Bizantino durò 50 anni precisi, dal 1112 al 1162, ma ebbe miserevole fine. Come gli Imperatori avevano fatto larghe concessioni ai Pisani, per frenare la potenza dei Veneziani, così lo fecero ai Genovesi por mettere un limite al fiorire della potenza di Pisa sullo rive del Corno d’Oro. I privilegi di scalo, chiesa, loggia e casa consolare concessi a Genova irritarono i Pisani che videro sorgere così come concorrente un popolo, col quale erano in continua guerra a casa loro; ossia in Sardegna e sul mare Tirreno. La frase nella concessione ai Genovesi sicut Pisani habent parve a questi una atroce offesa, poichè d’un colpo i nuovi arrivati venivano ad avere ciò che Pisa aveva ottenuto a fatica in un mezzo secolo di lavoro. Sorsero perciò querele private per concorrenza di prezzi nelle merci; e questo degenerarono in una zuffa generale fra Pisani, molto più numerosi, e Genovesi in numero di 300. Tutta Costantinopoli, almeno nei quartieri commerciali, andò sottosopra e rimase ucciso Ottavio Ruffo uno dei notabili genovesi. L’Imperatore sequestrò le merci dei Pisani e li cacciò dal loro quartiere, dando ad altri quelli edifizi che erano stati raccolti con lunghi sacrifizi, dalla Repubblica e dai cittadini venuti sul Bosforo dalle rive dell’Arno, distanza che si superava con forse un mese di navigazione. Soltanto le chiese pisane ed alcuni privilegi del clero furono rispettati o almeno reintegrati entro breve tempo; ma per 30 anni i commercianti Pisani si trovarono in condizioni di inferiorità di fronte a quelli di Venezia e di Genova. E solo nel 1192 la Repubblica di Pisa potè ottenere un nuovo crisobollo imperiale nel quale però fu detto esplicitamente che non si potevano rendere tutte lo antiche fabbriche ai Pisani, perchè molte di questo erano state concesse ad altri e per diversi usi. Il nuovo quartiere dei Pisani era in sostanza l’antico, ma più ristretto e senza continuità di territorio fra le diverse fabbriche; nè fra queste fu compreso il doppio scalo già famoso (Dipli-scala). La Repubblica di Pisa si mise però all’opera per riparate i danni sofferti ed acquistò terreni dal Monastero di Sant’Antonio (Kyr Antonion) fino alla località ben conosciuta dai topografi: detta Nero Dromos. Questo secondo quartiere dei Pisani, in località disgiunte di proprietà d’altri, non potè mai giungere al grado di prosperità del primo, perchè pochi anni dopo nel 1204, tutto cangiò in Costantinopoli presa dai Veneziani e dai Crociati. I Pisani, legati alle antiche dinastie bizantine e protetti specialmente dalla Casa dei Commerci, non ressero più la concorrenza dei Genovesi, stabiliti a Galata, e dei Veneziani poco meno che padroni dello stato. Già prima di Costantinopoli era decaduta la potenza di Amalfi ed una parte del quartiere amalfitano (là dove oggi è l'imbocco del Ponte Nuovo sul Corno d’Oro) era passato ai Pisani. Ma anche questi dovettero cedere dinanzi a nuove condizioni storiche. Ad ogni modo, esaminando le località a Costantinopoli è facile farsi una idea abbastanza chiara di quello che fu il primitivo quartiere pisano; ed anche del secondo non mai distrutto, ma abbandonato a poco alla volta per la decadenza di Pisa di fronte a Genova alla fine del secolo XIII. Il testo dei crisobolli imperiali non può intendersi a pieno altro che sui luoghi; perchè ivi sono indicate porte, chiese e scali oggi spariti, ma dei quali si conserva ricordo locale in vari documenti. La concessione specialmente del 1192, da cui ebbe origine il secondo quartiere dei Pisani, ha importanza non solo per noi, ma per tutta la topografia di Costantinopoli bizantina, perchè indica località e determina con misure a gomiti (cioè a braccia bizantine) le distanze da punti fissi ai territori concessi ai Pisani. Ma spesso nel viaggiare o veder località nuove accade di scoprire cose importanti; o pur diverso da quelle che si cercano. Così la torre rotonda ha una storia particolare (collegata con l’Impero Bizantino). della quale si trovano testimonianze a Ravenna. Altre torri rotonde, che gli Arabi imitavano dai Bizantini si trovano come nucleo dei più antichi castelli di Sicilia. Ma a Costantinopoli il Castello delle Sette Torri e la grandiosa torre di Galata rappresentano il perfezionamento di questo tipo architettonico consistente in due anelli concentrici di fabbrica fra i quali si svolge una scala a spirale. Ed il grande cilindro vuoto occupa il centro illuminato da finestrelle. Tale concezione della torre bizantina era servito di modello ai costruttori del nostro famoso campanile, noto specialmente per la sua strana pendenza, ma che merita di essere studiato anche per la bella costruzione rimasta incompleta e rivestita all’esterno di vari ordini di colonnette in arco, corrispondenti a motivi già espressi nel Duomo e nel Battistero. Ma certo è che, a parte questi adattamenti locali il campanile del Duomo di Pisa rappresenta il perfezionamento di una idea architettonica bizantina, della quale qua si conservano varie testimonianze. La storia e l’arte nostra sono dunque strettamente collegato con la storia e con l’arte di Costantinopoli. Ed è facile intendere che nei secoli XI, XII e XIII sulle rive dell’Arno, i nostri antichi padri continuamente dovevano parlare fra loro del Levante o delle cose bizantine, ispirandosi così a manifestazioni antiche e venerate nel disegno, come nella politica; e volgendole ad una larghezza di vedute nei commerci, che dobbiamo augurare alle future generazioni pisane.   Costantinopoli, 25 maggio 1926. Nello Toscanelli ---------------------------- Tratto da: N. TOSCANELLI, “Pisani a Bisanzio”, Il Ponte di Pisa. Giornale politico amministrativo di Pisa e provincia”, 5-6 Giugno 1926 (XXXIV), n° 23, [pp. 1-2].